Dominii scaligeri nel momento di massima espansione (1336)
L'espansione di Verona porta gli Scaligeri, a partire dal 1317, allo scontro con Treviso, che corre subito ai ripari rinforzando tra l'altro anche il castello di Mestre.
Infatti, nel 1318, i veronesi tenteranno a più riprese di conquistare il fortilizio, che però resistette contro ogni aspettativa.
Dopo la conquista delle città di Padova e Treviso però, nel 1323, Mestre passa comunque al dominio veronese di Cangrande della Scala insieme a tutti i territori
della Marca Trevigiana.
La signoria Scaligera, arrivata così vicina alla laguna, inizia così a rappresentare una seria minaccia all'indipendenza veneziana.
Diventa a questo punto fondamentale
per Venezia assumere il controllo del proprio entroterra per fermare lo strapotere di Verona e difendere i propri interessi commerciali in terraferma.
Il Castello di Mestre fu uno dei primi obiettivi di questa operazione: già nel 1336 i Veneziani inviano un
corpo di spedizione composto da circa 500 armigeri per espugnarlo, ma senza successo. Tentano quindi di venirne in possesso con l’inganno ed il tradimento corrompendo
il capitano di Mestre, il quale però, nonostante avesse dato in ostaggio ai Veneziani moglie e figlio, svela il piano di sortita ordito dai Veneziani ad Alberto della Scala
che si trova a Padova e che dunque, con un agguato, ne fa strage nella notte concordata per aprire loro le porte del castello.
"Il Leone di San Marco", Vittore Carpaccio, 1516
Il vigoroso leone di San Marco, simbolo di Venezia e della Repubblica,
è raffigurato con le zampe posteriori nell'acqua e quelle anteriori sulla terraferma, evidente richiamo alla politica ambivalente della Serenissima in quegli anni,
ormai orientata a espandersi sulla terraferma
È solo il 29 settembre 1337 che il comandante delle armate veneziane, Andrea Morosini, riesce a corrompere con 10.000 fiorini i 400 mercenari tedeschi che
dovevano difendere il castello per conto degli Scaligeri. Questi uccidono il loro comandante e consegnano Mestre ai veneziani senza alcuno scontro.
È da allora che il 29 settembre, giorno di San Michele arcangelo patrono di Mestre, è data di festa cittadina.
L'espansione veneziana porta presto anche all'occupazione di Treviso, il 2 dicembre 1338, fino a giungere alla firma della pace tra Venezia e Verona il 21 gennaio 1339.
Approfondimenti collegati:
"I podestà di Mestre dal 1338 al 1797" a cura di Emiliano Balistreri
"Il podestà - capitano e il consiglio civico" a cura di Sergio Barizza
"Mestre alle Barche" di Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto. Dipinto di metà Settecento.
A partire dal 1338 il governo del Commune Veneciarum invia al nuovo territorio di Mestre un podestà inizialmente soggetto alla
rettoria di Treviso. È solo in seguito che da Venezia viene inviato in loco un rettore, con il titolo di podestà e capitano, al contempo con funzioni civili e
giudiziarie e finanziarie e militari, ed un castellano preposto al controllo ed alla custodia del castello con servizio di guarnigione.
Come gli altri rettori delle varie rettorie dei domini di terraferma e di mare, era un patrizio scelto in seno al Maggior Consiglio con apposita designazione ed
elezione e durava in carica 16 mesi. Egli aveva l’obbligo di dimora nella sede affidatagli, pena la decadenza. Era tenuto a contenere per quanto possibile le spese
pubbliche al minimo indispensabile. Infine, doveva presentare una relazione ufficiale a fine mandato per informare le autorità del proprio operato e delle vicende avvenute
nella rettoria durante il suo reggimento.
Questa è un epoca di grande espansione commerciale per la città grazie al traffico di merci tra Mestre e Venezia, diventato così importante da richiedere la
costruzione, nel 1361, di un canale artificiale, il Canal Salso, che dalla laguna arrivava fino al cuore del borgo.
Il nuovo collegamento diventa ancora più importante dopo
la deviazione verso Altino del fiume Marzenego, che lo rese impraticabile al commercio via d'acqua di Mestre.
Per queste ragioni, in questo periodo il commercio si sposta dalla parte nord di Mestre alla parte sud, contribuendo allo sviluppo della nuova area commerciale
attorno alla Piazza Maggiore, mentre andrà in progressiva decadenza l'attività del porto di Cavergnago sulle foci del Marzenego.
Oltre che per le attività commerciali, il canale assume anche un'importanza strategica per la capacità di Venezia di difendere i suoi territori,
permettendo di far arrivare velocemente le sue truppe in terraferma in caso di bisogno.
Pianta del Castelnuovo di Mestre
L'accresciuta posizione strategica di Mestre rese necessaria la realizzazione di una nuova e più ampia fortezza: il Castelnuovo, cui seguì un progressivo
abbandono del Castelvecchio, che venne infine demolito nel XV secolo.
Il nuovo complesso difensivo sorse più a est del Castelvecchio (che era sul sito del Castrum romano) e a nord del borgo, la dove già esistevano
precedenti torri difensive: delle case-torri appartenenti alle famiglie signorili della zona, tra cui anche i Conti di Collalto.
La nuova fortezza si rivela essenziale per Venezia nel 1509, durante la Guerra della Lega di Cambrai. L'alleanza comprendente le maggiori potenze
europee del tempo (Sacro Romano Impero, Francia e Spagna, oltre che Ducato di Ferrara e Stato Pontificio), costringe infatti
le forze veneziane all'evacuazione dei Domini di Terraferma nell'entroterra padano-veneto dopo la sconfitta nella battaglia di Agnadello.
Le truppe veneziane in ritirata si asserragliano nel castello di Mestre, che diventa l'estremo baluardo difensivo della laguna sulla terraferma e
da dove partiranno le spedizioni in soccorso di Treviso assediata, e alla riconquista di Padova, occupata dagli Imperiali.
Negli anni successivi la situazione politica è però cambiata: il pontefice Giulio II ritiene che la Francia rappresentasse una minaccia ben più grave di Venezia
per gli equilibri nella penisola italica. È così che lo Stato Pontificio lascia la Lega di Cambrai per allearsi con la Serenissima, e con esso anche
la Spagna e il Sacro Romano Impero, portando così alla creazione della Lega Santa contro la Francia.
Nonostante i successi della nuova Lega Santa, esplodono però dissidi tra Venezia e l'Imperatore, che si rifiuta di consegnare le città venete in suo possesso.
È così che Venezia, nel 1513, passa dunque dalla parte dei francesi, i quali riuscirono così a riprendersi Milano, ma facendo conseguentemente dilagare nuovamente i tedeschi
nel Veneto.
Stemma civico di Mestre riportante le lettere M F (Mestre Fidelissima)
Giunti alle porte di Mestre, tedeschi e spagnoli nel 1513 assediano la città ed infine conquistano il castello, saccheggiando e incendiando il centro abitato.
In questa occasione, a onore dell'eroica resistenza, la città riceve dalla Serenissima il titolo di Mestre Fidelissima, che ne è ancora il motto.
Alla fine della guerra, le preoccupazioni del Senato per quanto riguarda la Terraferma si volgono ai problemi della ricostruzione delle mura, delle case,
dei borghi e alla risoluzione dei problemi idrografici tesi a sistemare e incanalare i fiumi, poiché il continuo trasporto di detriti costituisce un grave pericolo
per l'interramento della laguna.
Mestre rimarrà da allora estranea a vicende belliche fino alla caduta della Repubblica, tanto da portarne al disuso le mura che, ormai gravemente indebolite
e rese inutili dalle nuove tecniche belliche, vengono demolite nel Settecento: di esse restarono solo la Torre dell'Orologio (l'antica Porta di Borgo)
e la gemella Torre Belfredo, a sua volta abbattuta nel XIX secolo.
Con la caduta della Repubblica di Venezia nel maggio del 1797, Mestre, insieme al resto della terraferma veneziana, viene occupata dalle truppe di Napoleone Bonaparte che pongono così fine al governo dell'ultimo podestà e capitano veneziano, Daniele Contarini.
Questi testi si intendono rivolti ad un pubblico il più ampio possibile e vengono pensati come introduzione generale alla storia della città.
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