Gli ultimi istanti della Repubblica Serenissima di Venezia: le truppe francesi soffocano a Ponte Rialto l'ultimo tentativo dei tumulti popolari
Dopo gli sconvolgimenti politici della Rivoluzione Francese, l'Europa diventa campo di battaglia tra la Francia Rivoluzionaria e l'alleanza della maggior
parte delle monarchie europee dell'Ancien Régime.
Nel 1796, la Prima Repubblica Francese pianifica una grande offensiva a tenaglia contro le forze della coalizione nemica: un attacco principale avrebbe
investito da ovest gli Stati del Sacro Romano Impero (che cadrà nel 1806), mentre una spedizione di disturbo avrebbe colpito gli
austriaci e i loro alleati da sud, attraverso il Norditalia.
I territori della terraferma di Venezia, rimasta fino ad allora neutrale nello scontro, si trovano così nel pieno della direttrice d'avanzata dell'esercito francese
verso Vienna, in quella che verrà nominata Campagna d'Italia guidata dal generale Napoleone Bonaparte.
La trascuratezza delle difese e la sottovalutazione del pericolo inducono il governo della Serenissima ad una blanda resistenza al passaggio delle truppe
straniere, che consente l'avanzata incontrollata delle truppe napoleoniche nei territori Veneziani, i quali vengono gradualmente convertiti alle nuove idee
rivoluzionarie francesi.
La situazione nelle varie città degenera fino ad arrivare allo scontro diretto, in verità da tempo preparato dalla Francia: il 17 aprile 1797, in contemporanea
con gli episodi delle Pasque veronesi di insurrezione contro l'occupazione francese, Napoleone firma a Leoben un preliminare di pace con i rappresentanti
dell'imperatore austriaco Francesco II. Nelle clausole segrete annesse al trattato già si dispone la cessione dei Domini di Terraferma di Venezia all'Impero,
in cambio dello sgombero dei Paesi Bassi da parte di quest'ultimo.
Le armate napoleoniche avanzano velocemente e Venezia sembra ormai dare per perduta la terraferma, come all'epoca della lega di Cambrai, senza però risolversi
a smobilitarla definitivamente per raccogliere le forze.
La mancanza di risoluzione diventa la rovina della Repubblica veneta e nulla possono i tentativi tardivi di giungere ad una riconciliazione. Il 1 maggio
Napoleone è ormai già arrivato a Marghera, alle porte della laguna, e dichiara guerra definitiva a Venezia che sarà infine costretta a
sciogliere il proprio governo il 12 maggio 1797 e consegnarsi alla Municipalità Provvisoria francese.
Nord Italia nel 1799, dopo il trattato di Campoformio
Le aspettative degli illuministi italiani, illusi che l'arrivo delle truppe napoleoniche avrebbe fatto trionfare anche nella penisola italiana gli ideali di libertà
affermatisi oltre le Alpi con la rivoluzione francese, vengono tradite da Napoleone.
Infatti con il trattato di Campoformio, firmato il 17 ottobre 1797 con il Sacro Romano Impero, la Francia rinuncia a proseguire lo scontro e si spartisce
il Norditalia con l'Arciducato d'Austria, al quale vengono assegnati i territori della Repubblica di Venezia ancora formalmente esistente sotto il governo
della Municipalità Provvisoria, così come deciso nelle clausole segrete di Leoben.
In cambio, l'Impero Austriaco cede alla Francia altri territori dell'europa continentale e riconosce la Repubblica Cisalpina istituita da Napoleone in Italia.
La guerra tra Francia e Austria però non termina e, a seguito del trattato di Presburgo del 1805, Veneto e Friuli entrano per un breve periodo a far parte
del Regno d'Italia napoleonico.
Nel 1806, Mestre, secondo il modello francese, diviene una "Comune" nell'ambito del Dipartimento del Tagliamento (l'attuale provincia di Treviso) e viene dotata di
un consiglio di 40 membri e di un Podestà nominato dal governo centrale. Nel 1808 passa al Dipartimento dell'Adriatico (l'attuale provincia di Venezia) e nel 1810
assorbe i comuni di Carpenedo, Trevignan e Favero.
Alla caduta di Napoleone il congresso di Vienna del 1814, nell'ambito della Restaurazione delle potenze dei sovrani assoluti in Europa,
non ridà l'indipendenza ai territori della repubblica di Venezia, che vengono invece uniti a quelli del ducato di Milano nel neoistituito Regno Lombardo-Veneto.
Quest'ultimo, assoggettato all'Impero Austriaco, comprende grossomodo i territori degli odierni Veneto, Lombardia e Friuli e durerà fino all'annessione nel
Regno d'Italia nel 1866.
Ponte ferroviario sulla Laguna in un'immagine storica
In questo periodo di governo austriaco avviene la costruzione di importanti infrastrutture come Forte Marghera, iniziata nel 1805 e terminata nel 1842, e il gran ponte della
laguna veneta che collega Mestre e Venezia, inaugurato l'11 gennaio 1846 quale parte della Ferrovia Ferdinandea Milano-Venezia. A questo si affiancherà nel XX secolo
quello stradale chiamato Ponte Littorio, inaugurato il 25 aprile 1933.
Perde ormai di importanza lo strategico collegamento del Canal Salso, per quattro secoli cordone ombelicale fra Venezia, Mestre e la Terraferma, con pesanti
ricadute economiche sulla Città.
Sortita di Mestre del 27 ottobre 1848, combattimenti sulla via delle Muneghe (ora via Alessandro Poerio) e sul Ponte della Campana
Dopo trentaquattro anni di governo austriaco si attende ormai l’occasione propizia per manifestare il proprio malcontento. La scintilla contro tutti i governi
della Restaurazione scocca il 12 gennaio 1848 a Palermo, per diffondersi rapidamente anche a Napoli, Parigi, Vienna, Milano e quindi anche a Venezia,
dove il 22 marzo Daniele Manin, a capo degli insorti, caccia gli austriaci e proclama la Repubblica.
A Mestre molti patrioti, tra cui si distingue il farmacista Luigi Reali, disarmano con facilità i pochi soldati di guardia in città, in maggioranza
provenienti dalle terre venete e che perciò solidarizzano presto con gli insorti.
Istituita una Guardia Civica, marciano contro il Forte Marghera, che riescono a conquistare grazie a un passaggio indicato loro dai contrabbandieri e
grazie al fattore sorpresa dell'operazione.
Molti volontari si uniscono all'azione da ogni parte d’Italia arrivando in molte località del Lombardo-Veneto, mentre i contingenti austriaci si sono asserragliati
soprattutto nel Quadrilatero.
Mestre diventa crocevia per questi giovani, tra cui c’erano moltissimi idealisti, ma anche alcuni avventurieri pronti ad approfittare della situazione. Si distingue
in particolare una divisione napoletana, guidata dal generale Guglielmo Pepe, cui si uniscono i più valorosi tra i volontari. I loro nomi sono oggi ricordati
dalla toponomastica di Mestre: Guglielmo Pepe, Alessandro Poerio, Cesare Rossarol, Antonio Olivi, Enrico Cosenz e Girolamo Ulloa.
Vittoriose contro le truppe piemontesi e volte alla riconquista dell'intero Lombardo-Veneto, il 18 giugno 1848, le truppe austriache fanno però nuovamente ingresso a
Mestre, rioccupandola e usandola come testa di ponte per l'assedio di Venezia.
piazza 27 ottobre in una cartolina d'epoca con la colonna commemorativa della Sortita di Mestre "Fra le patrie rovine Venezia — sola in armi — per la libertà d' Italia — con schiere elette — di volontari — sfidando — poderosa oste nemica — scende in campo — pugna, trionfa — XXVII ottobre — MDCCCXLVIII"
L'ardita ma effimera Sortita di Mestre del 27 ottobre, partita da Forte Marghera, libera però nuovamente Mestre per alcune ore: si tratta per lo più però di un'operazione di effetto, non
destinata a resistere nel tempo data la sproporzione tra le forze veneziane e quelle austriache.
A ricordo degli avvenimenti del 1848, il 4 aprile 1886 viene inaugurata in Piazza Barche, divenuta Piazza XXVII Ottobre, una colonna commemorativa dei
caduti nella resistenza del 1848-1849, mentre il 13 novembre 1898 viene concessa alla città la medaglia d'oro al valor militare.
Una lapide sul ponte della Campana ricorderà inoltre l'eroismo, portato da terre così lontane, dei due sergenti polacchi, Costantino Mischevitz e
Isidoro Dembowski, che morirono sul Ponte della Campana.
Il 26 maggio 1849 il Forte viene riconquistato dagli Austriaci e, alla capitolazione di questo, segue il 22 agosto la resa della stessa Venezia.
Proclamazione dei risultati del plebiscito del 1866
Nel 1866 Mestre assiste all'entrata a Forte Marghera delle truppe italiane, giunte in città il 15 luglio per effetto degli esiti della III
Guerra di Indipendenza che vede l'Impero Austriaco cedere il Veneto alla Francia, che a sua volta lo cede al Regno d'Italia a guida dei Savoia.
La città viene quindi ufficialmente annessa al Regno d'Italia, assieme al resto del Veneto, a seguito del Plebiscito del Veneto del 1866, con
votazione a suffragio universale maschile nei giorni 21 e 22 ottobre.
Il 6 marzo 1867 giunge a Mestre anche lo stesso Giuseppe Garibaldi, in visita al Veneto da poco annesso. Il Generale arringherà la cittadinanza dal famoso
balcone di Palazzo Da Re, evento poi commemorato da una lapide.
Stemma odierno della città di Mestre
Il comune di Mestre si presenta con gonfalone frutto di successivi rimaneggiamenti: il 26 maggio 1923 a Mestre è concesso ufficialmente il titolo di “città”
dal re Vittorio Emanuele III e viene confermato come stemma quello medievale modificato in epoca veneziana, ossia quarti a sfondo azzurro con croce d’argento con
il leone di San Marco e le lettere m ed f - Mestre fidelis - (rifacendosi agli avvenimenti della guerra della Lega di Cambrai del 1513)
in oro nei quarti di primo piano, terzo e quarto rispettivamente, sormontato dalla corona a cinque torri alla guelfa.
Nel 1898 Mestre viene insignita da Umberto I della medaglia d’oro, che viene aggiunta al gonfalone, per i fatti del 1848.
Nel 1876 viene demolita dai privati che la possedevano la vecchia Torre Belfredo, una delle ultime vestigia dell'antico castello. Resta traccia della pianta
della torre nella pavimentazione dell'omonima via, attigua ai "Giardini delle Mura" ove son visibili i resti (oltre che di un lungo tratto murario) di uno dei
torricini minori del castello.
Con la diffusione delle nuove tecnologie della rivoluzione industriale, Mestre comincia a darsi una dimensione e una struttura di città dotandosi di industrie, teatri, mercato, tram, illuminazione pubblica e acquedotto.
Questi testi si intendono rivolti ad un pubblico il più ampio possibile e vengono pensati come introduzione generale alla storia della città.
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